Trappole per lumache

di Nicola Ulivieri

MurloCultura, anno 18 n.1, 2015

Milax nigricans Fig. 1. Milax nigricans all'attacco dei miei porri. Sono sempre di più le persone che, come me, iniziano a coltivare un piccolo orto, non solo per il piacere di avere degli ortaggi buoni, freschi e salutari, ma anche per il semplice bisogno di tenere un contatto con la terra. In molti, infatti, nonostante il vantaggio di abitare in campagna, abbiamo occupazioni e professioni che ci hanno allontanato da una delle più antiche attività umane, la più importante, quella che, migliaia di anni fa, ha permesso il progresso dell'umanità: l'agricoltura [1][2].

Questo allontanamento, insieme all'industrializzazione e globalizzazione della produzione agricola, ha portato molti di noi a dimenticare anche la stagionalità dei prodotti, tanto da trovare normale la possibilità di acquistare, ad esempio, pomodori in ogni stagione. Se assaggiamo, però, un pomodoro o una carota della grande distribuzione e li confrontiamo con quelli del nostro orto, ecco che capiamo subito che qualcosa non va: i nostri ortaggi sono nettamente più buoni e saporiti. E se andiamo ad indagare, scopriamo che i prodotti casalinghi sono anche più nutrienti [3]. Uno dei primi problemi che un "neofita dell'orto" si trova ad affrontare è quello degli infestanti e parassiti che minacciano la coltivazione; tra questi, le lumache sono tra i peggiori nemici per chi vuole portare a termine il suo piccolo raccolto. Nel 2014, in particolare, nel mio orto è esploso il numero delle lumache nere, le Milax nigricans [4], delle limacce prive di guscio che si nutrono di tutto e si riparano anche sotto terra; un piccolo flagello che distruggeva tutto quello che nasceva (Figura 1).

Nel mio orto ne potevo trovare e uccidere dalle 30 alle 100 al giorno. Se almeno fossero state buone da mangiare... Jared Mason Diamond, biologo, fisiologo e ornitologo statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la saggistica, nel capitolo dedicato all'Isola di Pasqua del suo libro "Collasso", ci fa sapere che: "[...] Anche i molluschi soffrirono di eccessivo sfruttamento, al punto che la popolazione finì con il mangiare sempre meno la pregiata ciprea di grandi dimensioni, e a consumare sempre più le piccole lumache nere, considerate cibo di seconda scelta.[...]" [5]. Sembra però che il riferimento alle lumache nere, sia un errore di traduzione della versione italiana del libro e Diamonds si riferisse invece ad un tipo di mollusco marino. Le limacce, infatti, non avendo il guscio, hanno sviluppato diversi metodi di difesa come il muco appiccicoso e carni repellenti. Un amico naturalista mi scrive: "Anche in natura, diversi animali predano chiocciole ma non lumache... una volta ho visto una ghiandaia giovane che aveva assaggiato un lumacone e gli era rimasto appiccicato al becco; lei si strofinava contro un tronco ma non riusciva a togliere la palla di muco e sembrava quasi soffocare". Ho voluto verificare con i polli di mia nonna, dando loro da mangiare alcune di queste lumache vive e, come ipotizzato, nessuna gallina si è provata neppure ad avvicinare quei repellenti molluschi neri. E' chiaro insomma che va trovato un altro modo per eliminarle dal nostro orto o, perlomeno, ridurre drasticamente il loro numero. Un metodo, di cui molti abusano, è quello di utilizzare il veleno antilumaca a base di metaldeide [6]. Per capire quanto questi prodotti siano pericolosi, basti pensare a quanto successo ad una mia amica, il cui cane (di 47kg!) ha scoperto una confezione di antilumaca nascosta nel capannino, l'ha assaggiata ed è morto nel giro di un'ora!

Anche se non ingeriti direttamente, questi prodotti, si disfanno nel terreno inquinando il nostro orto. Vogliamo quindi rischiare ed utilizzarli dove vogliamo far nascere i nostri ortaggi "salutari" con cui nutrire noi stessi e magari i nostri figli? Meglio di no. Ovviamente, se cerchiamo in internet, non mancano i consigli per soluzioni biologiche: birra, sostanze disidratanti (come la cenere), caffè, rame, ecc. ecc. [7]. Il problema che si incontra, quando si leggono soluzioni alternative e biologiche, è la frequente inesperienza di chi scrive, il quale riporta spesso cose sentite dire o effettua il classico copia/incolla da altri articoli o da wikipedia, senza però aver mai sperimentato "sul campo" quanto afferma. Io voglio invece riportare qui la mia esperienza, funzionante ed efficace, che mi ha portato a scegliere, tra varie soluzioni più o meno fallimentari, quella che mi ha dato i migliori risultati: barattoli con acqua, zucchero e lievito di birra, coperti con un coppo di coccio. La cenere sparsa sul terreno è senz'altro un modo per tenere lontane le lumache - dalla lattuga, per esempio - perché crea una barriera che non riescono ad attraversare; diventa però inefficace nei periodi umidi e piovosi, quando la cenere non può mantenersi asciutta a lungo.

Il necessario per la trappola
Il necessario per la trappola Figura 2. Il necessario per la trappola, barattolo o fondo di bottiglia di plastica, lievito di birra, zucchero, acqua e una tegola per coprire.
Questa soluzione non è poi adeguata per le lumache nere perché stanno spesso sotto la terra ed è molto probabile che non debbano attraversare la barriera di cenere per arrivare agli ortaggi che vogliamo proteggere. Lo stesso discorso vale per la rete, che non può difendere le verdure da questi nemici che si rifugiano nel terreno. Un buon metodo è quello di mettere un po' di birra in un barattolo interrato fin quasi al bordo. Le lumache vengono attirate dall'odore, entrano nel barattolo e ci affogano. Il problema è che... sembra che non tutte le birre siano gradite alle lumache. Con la Moretti sono riuscito a catturarne qualcuna ma con la Heineken, per esempio, neppure una. Inoltre le trappole con la birra non sono proprio una soluzione economica. Dopo alcuni giorni vanno rinnovate e, con diversi barattoli distribuiti nell'orto, potremmo arrivare a spendere svariati euro a settimana (e non ho usato la birra artigianale, probabilmente la migliore... ma quegli ottimi 5€ li bevo io, eh!). Però, poiché l'importante è riprodurre un odore che riesca ad attirare questi parassiti affamati, è possibile sostituire la birra con il più economico lievito di birra. Come si può osservare nelle foto (Figura 2), quello che dobbiamo fare è procurarsi dei barattoli, come quelli del caffè, oppure farli da noi ritagliando il fondo di bottiglie di plastica; è possibile sfruttare anche la parte alta della bottiglia, mantenendo il tappo e girandola, così da ottenere due recipienti con una sola bottiglia. Il recipiente deve essere poi interrato lasciando un bordo di circa un centimetro fuori per impedire alle piogge di riempirlo d'acqua.

A questo punto, metteremo in ogni trappola l'acqua fino a 2 centimetri dal bordo, un quarto di panetto di lievito di birra e uno o due cucchiai di zucchero. Si può usare anche il miele, ma lo zucchero è più economico. Ora basta mescolare tutto con un bastoncino e coprire la trappola con un coppo di coccio che permette di diminuire l'evaporazione dell'acqua quando c'è il sole, proteggere la trappola dalla pioggia (che diluirebbe la soluzione rendendola inefficace) e che, infine, offre un riparo alle lumache che la useranno come protezione dai raggi solari attirandole così verso l'esca.

Figura 3. Le lumache rimaste nella trappola e alcune che si rifugiano sotto il coppo.

Come si può verificare nelle foto di Figura 3, questo tipo di trappola funziona benissimo tanto che la mattina successiva possiamo trovare diverse lumache affogate nel liquido, mentre altre si sono nascoste sotto il coppo e potranno essere eliminate facilmente a mano. Rinnovando la soluzione di lievito e zucchero dopo alcuni giorni, con una decina di queste trappole in giro per l'orto, riesco ad eliminare con facilità un sacco di questi voraci molluschi, spendendo una sciocchezza, senza inquinare né rischiare di avvelenarmi con l'antilumaca al metaldeide. Se proprio non riuscite a fare a meno di qualche prodotto industriale perché, magari, la popolazione di lumache del vostro orto è da guinness dei primati, esiste anche un prodotto ammesso nella coltura biologica (in accordo al Reg. CE 2092/91): il fosfato di ferro, da non confondere con il solfato di ferro che è invece un fertilizzante rinverdente. Il fosfato ferrico (o ortofosfato di ferro [8][9]) è un prodotto di origine inorganica, presente nel suolo e in diversi minerali, che è commercializzato come lumachicida in forma di piccoli pellet, resistenti all'umidità (non dannoso per ricci, lombrichi, insetti utili, cani, gatti, volatili, nel caso d'ingestione accidentale), che agisce sull'epatopancreas delle lumache, inibendo la nutrizione. Le lumache smettono quindi di mangiare, con immediata protezione delle piante coltivate, e moriranno nei giorni successivi l'ingestione, generalmente interrandosi. La scarsa solubilità in acqua impedisce inoltre la dispersione di questa sostanza nell'ambiente, che quindi permane a lungo nel terreno dove, grazie ai microrganismi del suolo, si degrada con il tempo in composti assimilabili dalle piante, fungendo quindi da fertilizzante [10]. Naturalmente, come sempre, è necessario rispettare le dosi indicate. Questa è la una delle mie esperienze; scrivete ora le vostre con le vostre colture!

APPROFONDIMENTO NATURALISTICO

Le lumache, ovvero chiocciole senza casa

Milax nigricans

Le lumache sono molluschi appartenenti alla classe dei Gasteropodi. Il loro corpo è formato nella parte ventrale dal "piede", la superficie piatta e muscolosa con le cui contrazioni l'animale si muove, strisciando sulla traccia di muco che produce. Sul dorso è presente un "mantello", sotto al quale c'è la cavità respiratoria, in cui l'aria entra attraverso l'apertura ben visibile nel mantello stesso ("pneumostoma"). Sul capo le lumache si caratterizzano per avere due paia di tentacoli: il paio superiore porta in cima gli occhi mentre nel paio inferiore si trovano organi di senso come recettori chimici e tattili. Le lumache sono parenti delle "chiocciole", ma al contrario di queste non hanno più la conchiglia, probabilmente per l'adattamento a terreni poveri di calcio (dove costruirsi la conchiglia è difficile) e a vivere sottoterra o comunque fra interstizi vari, dove conviene avere un corpo da lumaca piuttosto che un'ingombrante "casina" da portarsi dietro. Già lo scienziato toscano del Seicento Francesco Redi descriveva i due gruppi animali chiamandoli rispettivamente lumaconi ignudi terrestri e chiocciole terrestri col guscio. In molte lumache (es. genere Limax) il guscio in realtà non è proprio scomparso, ma è presente in forma ridotta dentro al mantello. Le lumache più frequenti negli orti sono oltre alla lumaca nera già vista (Milax nigricans), la Lehmannia melitensis e varie specie dei generi Limax, Arion e Deroceras. Di solito sono evitate dagli uccelli, ma sono predate (con preferenze diverse a seconda della specie di lumaca) da ricci, rospi e lucertole.

Ing. Nicola Ulivieri

Fonti citate o consultate

  1. Focus, La svolta dell'agricoltura
  2. J. Diamond, "Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni", Editore Einaudi, 1997.
  3. "Cnr, pomodoro bio più nutriente"
  4. Milax nigricans (Philippi, 1836)
  5. "Collasso, Come le società scelgono di morire o vivere" di Jared Diamond, editore Einaudi, 2005.
  6. Sostanze pericolose in ambiente domestico: la metaldeide detta "lumachina"
  7. Lumache nell'orto: come riuscire a liberarsene
  8. L'agrotecnico: Il Fosfato Ferrico in commercio
  9. Fosfato Ferrico
  10. Fosfato ferrico in Agricoltura biologica (link http://www.cra-pav.it non più attivo)