7Q5 - il frammento della discordiaIl frammento del Vangelo di Marco nella biblioteca di Qumran denuncia i rapporti fra essenato e cristianesimo.
1 - IL RITROVAMENTO
"...perchè non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret..." L'ipotesi di O'Callaghan fu la seguente: il Vangelo secondo Marco non sarebbe posteriore alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), al contrario, sarebbe stato scritto forse meno di venti anni dopo la crocifissione di Cristo. Il Padre O'Callaghan non si rese conto, in realtà, di avere preso in mano una bomba... e di rischiare che gli scoppiasse fra le mani. 2 - LE PRIME RESISTENZE
In realtà lo staff dell'Ecole Biblique, sotto la guida di Padre De Vaux, nello svolgimento del suo lavoro di indagine del materiale papirografico reperito negli scavi di Khirbet Qumran, aveva confermato le distanze fra Gesù e gli esseni, stabilendo l'estraneità e indipendenza della setta Qumraniana dalla comunità dei primi seguaci del Cristo. E' evidente che la semplice presenza di un frammento evangelico nella biblioteca qumraniana avrebbe portato senza dubbio ad una scomoda serie di domande. Ecco più in dettaglio le conclusioni a cui era giunta l'équipe prima della scoperta di O'Callaghan:
1. I testi di Qumran risalivano a un'epoca molto anteriore a quella di Gesù e, pertanto, erano estranei al cristianesimo delle origini.
2. I rotoli erano opera di un'unica comunità isolata, una «setta» eterodossa periferica, lontana dalle principali correnti del pensiero sociale, politico e religioso dell'epoca. In particolare, la setta non aveva nulla a che vedere con il nazionalismo messianico militante e rivoluzionario, rappresentato dai difensori di Masada.
3. La comunità di Qumran era stata distrutta durante la rivolta di Giudea tra il 66 e il 73 d.C., dopo che aveva nascosto i documenti nelle vicine grotte.
4. Le credenze della comunità di Qumran erano tutt'affatto diverse dal cristianesimo; dato che il «Maestro di giustizia» non era descritto come divino, non poteva essere identificato come Gesù.
5. Poiché Giovanni Battista presentava caratteri troppo simili agli insegnamenti della comunità di Qumran, non era «cristiano» nel vero senso del termine, ma «semplicemente» un precursore.
(Baigent, Leigh, op. cit.) In realtà tali conclusioni si sono rivelate, in seguito, affrettate ed inesatte, ed anche viziate da una spirito tendenziosamente difensivo nei confronti della tesi della estraneità. ![]() Essi avrebbero senz'altro cominciato a riempire libri e riviste con pericolose domande: non saranno stati proprio gli Esseni di Qumran i rappresentanti del primitivo giudeo-cristianesimo, ovverosia i seguaci di Gesù che, all'indomani della crocifissione, si erano raccolti sotto la guida di Simon Pietro e dallo stesso fratello di Gesù, l'apostolo Giacomo?
a - Se il gesuita spagnolo avesse avuto ragione sarebbe immediatamente crollato il presupposto 1. Ovverosia il materiale qumraniano non era rigorosamente anteriore all'epoca del cristianesimo primitivo.
b - Inoltre si sarebbe evidenziato che i Qumraniani si occupavano non solo di scritti appartenenti alla letteratura ebraica religiosa antica (libri profetici, commenti agli scritti del Vecchio Testamento, ecc...) e ai loro stessi scritti settari (Manuale di Disciplina, Rotolo della Guerra...), ma che mostravano interesse per gli scritti dei Cristiani. Ora, per quale motivo una setta così escusivista come quella qumraniana avrebbe dovuto conservare gli scritti cristiani, se non ci fosse stata una relazione stretta col movimento dei seguaci del sedicente Messia?
c - E poi c'era l'elemento più sconcertante: per quanto tempo si era sperato di trovare le tracce concrete della cosiddetta "chiesa di Gerusalemme", ovverosia della comunità cristiana primitiva all'indomani della crocifissione, capeggiata da Simon Pietro e da Giacomo? Non si era mai trovato nulla. E ora, inaspettatamente, l'unica traccia di un vangelo antichissimo si affacciava, in modo enigmatico ed inquietante, proprio a Khirbet Qumran. Tutto questo sembrerebbe favorire non le interpretazioni tradizionali dei cristiani, sulla origine della loro religione, bensì lo studioso americano Robert Eisenman, sostenitore della tesi che la chiesa di Gerusalemme avesse una delle sue sedi nel ritiro di Qumran, e che Giacomo ne fosse il capo [VEDI NOTA].
Evidentemente l'Ecole Biblique, che conosceva i problemi, aveva avvertito subito queste minacce. E i suoi membri non erano molto entusiasti della sorpresa di O'Callaghan. 3 - UNA SERIA IMPOSTAZIONE DEL PROBLEMANon ostante le polemiche e le ostilità mostrategli persino dai suoi correligionari, Padre O'Callaghan continuò a sostenere la tesi della identificazione 7Q5 = Mc 6-52,53. Egli era un papirologo, non un biblista, e forse non aveva le stesse motivazioni che spingevano l'École Biblique a evitare le inquietanti implicazioni del problema. Dunque l'analisi papirologica del frammento è andata avanti, fino al punto da rinforzare la tesi della identificazione. 1 - Il Vangelo di Marco, come abbiamo visto nel capitolo "La redazione dei 4 vangeli canonici", contiene un esplicito riferimento all'assedio di Gerusalemme da parte delle legioni di Tito e una descrizione della distruzione del tempio, nonché delle tribolazioni dei giudei in seguito alla grave sconfitta, eventi che riguardano l'anno 70. Come poteva il Vangelo di Marco contenere tale descrizione negli anni 40 o 50?
2 - Se negli anni 40-50-60 circolavano già versioni primitive dei nostri Vangeli, chi ci dice che si trattasse, per filo e per segno, dei testi che leggiamo oggi? Quello che abbiamo trovato, se mai il 7Q5 è un frammento evangelico, è solo un insieme di poche sillabe tronche, non può autorizzarci a trarre conclusioni sicure e definitive su tutto il Vangelo di Marco, come esso si presenta nella versione moderna.
3 - E infine dobbiamo osservare che, nell'ambito di questo dibattito, sembra che sia calato un velo di omertà sui cosiddetto Vangeli giudeo-cristiani ("degli Ebioniti", "dei Nazorei", "degli Ebrei"...) e che nessuno voglia domandarsi se il 7Q5, invece che avere legami col Vangelo di Marco, non abbia piuttosto una relazione stretta con quei documenti. In fin dei conti sarebbe anche più verosimile. Basti pensare alle precedenti due obiezioni, che non sussistono nei confronti dei testi giudeo-cristiani.
E allora, il problema deve essere riproposto in questi termini:
a) cos'era quel documento in cui ci sembra di riconoscere la somiglianza con un passo del nostro Vangelo di Marco?
b) perché si trovava lì, negli archivi dei Qumraniani?
Normalmente i cattolici considerano i quattro Vangeli canonici come i documenti unici, veritieri, ispirati, che parlano di Gesù. Li avrebbero scritti i esattamente i quattro evangelisti, Marco, Matteo, Luca e Giovanni, che avrebbero preso la penna, si sarebbero messi al tavolino e, da bravi ebrei (almeno per quanto riguarda Marco, Matteo e Giovanni; mentre Luca forse non era ebreo), avrebbero cominciato a scrivere in greco dotto, attingendo (è il caso di Giovanni) dalla teoria ellenistica del Logos! E, più o meno, come i testi sarebbero usciti dalla loro penna, così sarebbero arrivati sotto i nostri occhi, almeno in una buona parte. ![]() Gli esseni facevano collezione di libri e raccoglievano anche ciò che non apparteneva alla loro ideologia settaria? Quando mai? Quella presenza è, in realtà, una denuncia senza precedenti, che lega i qumraniani ai primissimi cristiani più di quanto non possano farlo tutte le altre considerazioni contenute in questo studio. "...nel Vangelo che essi (gli Ebioniti) usano, detto "secondo Matteo", ma non interamente completo, bensì alterato e mutilato, e che chiamano "ebraico"... hanno tolto la genealogia di Matteo...". (Epifanio, Haer., XXX, 13, 6). "...(gli Ebioniti) seguono unicamente il Vangelo che è secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della legge...". (Ireneo, Adv. Haer., I, 26). "...Gli Ebioniti, pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno una conoscenza esatta del Signore...". (Ireneo, Adv. Haer., III, 11). "...costoro pensavano che fossero da rifiutare tutte le lettere dell'apostolo (Paolo), chiamandolo apostata della legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondo gli ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri...". (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 27). "...(I Nazarei) posseggono il Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica. Ma non so se abbiano soppresso le genealogie da Abramo fino a Gesù...". (Epifanio, Haer. XXIX, 9,4). "...(I Nazarei) accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei e chiamano apostata l'apostolo (Paolo)...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 1). "...(I Nazarei) hanno usato soltanto il Vangelo secondo Matteo...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 2). "...Essi sono Giudei che onorano Cristo come uomo giusto e usano il Vangelo chiamato secondo Pietro...". (idem). Veniamo così a sapere che esisteva una nutrita letteratura paleocristiana, oggi nota con la denominazione "giudeo-cristiana", prodotta da comunità pienamente appartenenti alla fede giudaica e rispettose della legge mosaica, che rifiutavano le idee del sedicente apostolo Paolo e che, al loro tempo, erano chiamate "Ebioniti" e "Nazorei". Il primo dei due termini significa "i poveri", ed è coerente con lo stile di vita frugale della setta Qumraniana, che negava il possesso privato di beni materiali sulla base di una totale condivisione sociale, mentre il secondo termine è lo stesso titolo che accompagna il nome di Gesù nella narrazione evangelica (Iesous o Nazoraios) e che non ha niente a che fare con la città di Nazaret (vedi "Il problema del titolo Nazareno"). |