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Ora, tutto questo ci induce a credere che le espressioni Damasco e terra di Damasco siano state utilizzate dai qumraniani per indicare tanto sé stessi come comunità, quanto il luogo o i luoghi del loro ritiro. L'opinione è condivisa da moltissimi studiosi, compreso lo stesso Padre de Vaux (L'archeologie et les manuscrits de la Mer Morte, London 1961), nonché da J.Barthelemy, A.Jaubert, G.Vermes, N.Wieder....

Per quale ragione i qumraniani avrebbero adottato questa denominazione? Essi si sono ispirati ad un testo biblico (Amos V, 26-27), che infatti è citato dallo stesso Documento di Damasco (VII, 14-15), in cui si parla della teologia della deportazione e dell'esilio (vedi anche Geremia ed Ezechiele).


David Donnini fra le rovine di Qumran

In pratica Damasco è vista come un luogo d'esilio che svolge la funzione di rifugio dei pii e dei puri di fronte all'ira di Dio. Geremia ed Ezechiele parlano degli esiliati a Damasco come della parte migliore del popolo di Israele, quella che gli è fedele, e con la quale stringerà un nuovo patto.
I qumraniani, che si sono separati ed autoesiliati nel deserto del Mar Morto come protesta nei confronti della corruzione delle autorità politiche e sacerdotali di Gerusalemme, sfruttando la similitudine col passo biblico, hanno paragonato sé stessi ai "deportati nella terra di Damasco" e hanno chiamato Damasco il proprio ritiro.

Si osservino le seguenti parole del Prof. Daniel Gershenson (Università di Tel Aviv) scritte in un e-mail indirizzato a David Donnini il 12 Aprile 1999: "...gli Esseni erano Sadducei che non avevano mai accettato l'adozione da parte di Giovanni Ircano del Sadduceismo e che erano rimasti leali al calendario di Damasco e alle regole legali di Damasco... I Sadducei che tornarono a Gerusalemme a quel tempo erano odiati mortalmente dalla comunità di Qumran che rimase fedele alla linea anti-asmonea della comunità originale di Damasco...".

Ora, tutto ciò ha delle conseguenze di estrema importanza nella lettura e nella interpretazione del Nuovo Testamento. Infatti il Professor R.Eisenman (California State University), che sostiene l'identità o la stretta parentela fra la comunità qumraniana e il movimento giudeo-cristiano primitivo, afferma che il famoso passo degli Atti degli Apostoli, in cui Paolo è inviato a Damasco dal sommo sacerdote a cercare i cristiani per arrestarli, debba essere completamente reinterpretato, intendendo per Damasco non la città siriana, ma il ritiro degli asceti dissidenti a Qumran [VEDI NOTA].
In effetti pochi osservano giustamente che in Siria né Paolo né il sommo sacerdote di Gerusalemme avrebbero avuto alcuna autorità. La città di Damasco rientrava in un'altra amministrazione e le autorità di Gerusalemme non potevano vantare alcun diritto di effettuare azioni di polizia in Siria.
Tutto questo ci dà una misura delle questioni che possono essere sollevate da una attenta analisi delle origini cristiane e di quanto sia stato manipolata la memoria storica, negli interessi apologetici di una nuova religione extragiudaica che aveva preso completamente le distanze dalla fede della comunità giudeo-cristiana primitiva.
E' estremamente probabile che gli Atti degli Apostoli, documento sulla cui attendibilità storica si possono muovere innumerevoli obiezioni, sia stato redatto proprio dai seguaci della teologia revisionistica di Paolo per dare l'impressione di una continuità del tutto fittizia fra il movimento dei seguaci del messia giustiziato da Pilato e la "ecclesia" dei cristiani che si andava sviluppando soprattutto in ambienti greco-romani e della diaspora ebraica.

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